Cripta Paleocristiana di San Fantino
La Cripta di San Fantino ha ospitato l'urna con le reliquie del Santo e numerose spoglie di santi vescovi tra i quali si ricordano anche due nomi, Giorgio e Giovanni.
San Fantino nacque a Taurianum intorno al 294 e morì nel 336, presumibilmente il 24 luglio, giorno della ricorrenza liturgica. Allo stato attuale è il Santo più antico calabrese attestato da fonti storiche. Il vescovo Pietro ci dà notizia del Tempio di San Fantino a Taureana, nei primi passi della Vita. Qui, si dice, si trovava il sacro recinto dove giaceva il corpo del Santo, oggi chiamata Cripta paleocristiana.
I testi agiografici antichi ci informano che attorno alla cripta sorse un monastero, le cui suore custodivano le spoglie del Santo e ne alimentavano la lampada perenne. Il Vescovo Pietro si sofferma a raccontare inoltre i molti miracoli di Fantino, di alcuni dei quali si dichiara egli stesso testimone. Ne descrive ben diciannove, verificatisi nel Tempio del Santo, tra cui quello di una profumata fragranza che, sparsasi dalla tomba, riempì la cappella. Il Santo meritò per questo l’appellativo di “mirovlita”, attributo bizantino che indica che dalla tomba emana unguento profumato.
La Cripta, fu ipotizzato, fosse un ninfeo posto all’interno di un palatium signorile romano, probabilmente per la presenza di una sorgiva di acqua ancora oggi presente e chiamata in greco Aghiasma (la fonte sacra), ma l'ipotesi più accreditata, oggi supportata anche da ricerche archeologiche, sembra essere che la Cripta che vediamo fu realizzata appositamente come sepolcro e battistero paleocristiano, utilizzando le pareti di una cisterna di epoca romana ormai in disuso per l’abbandono della città.
L’ambiente ipogeo fu riscoperto nel 1952 da alcuni cittadini di Palmi, seguendo le indicazioni di una antica mappa greca. La Cripta si presenta tutta ipogea e di forma rettangolare con tetto a botte attribuita al IV secolo per la tipologia della struttura muraria, per alcune epigrafi latine trovate in loco, di cui una del IV secolo di un vescovo sposato di nome Leucosius, ma soprattutto perché fu sepolcro di San Fantino dopo la sua morte intorno al 336.
Alle pareti sono presenti archi ciechi riconducibili alla fase della costruzione del sepolcro, nella parete orientale si apre una finestrella a bocca di lupo, al di sotto della quale, nella campagna di scavo del 2003, è stato messo in luce uno strato di affresco sconosciuto e un'altra porzione dello stesso ciclo di affreschi, che potrebbe occupare l'intera parte inferiore della parete. Tale strato dipinto si è infatti miracolosamente salvato grazie alla successiva sovrapposizione di altri intonaci e di un fonte battesimale. Del resto, proprio per la parete est, le cronache relative alla scoperta del vano ipogeo nel 1952 raccontano di affreschi policromi, parzialmente asportati. A causa dell'umidità del luogo, non tutta la nuova decorazione è stata messa in luce: nella sua parte inferiore, si vede un elemento rettangolare allungato, delimitato da linee verticali azzurre e riempito da cerchi, anch'essi azzurri, disposti orizzontalmente. Questo motivo decorativo è identificato come "Croce gemmata" di scuola orientale, spesso raffigurata nei luoghi raggiunti dall'iconoclastia nel sec. VIII. Altri affreschi in parte nascosti da superfetazioni di intonaco, possono risultare ancora più antichi.
Nelle pareti laterali e dentro le arcate si scorgono forme ieratiche su sfondo bianco e decorazioni geometriche, con misteriose raffigurazioni di santi, si riconoscono le aureole e alcune iniziali in greco. Si tratta di un ciclo pittorico di scuola bizantina realizzato a fresco e si scorgono più strati, quelli più recenti possono risalire probabilmente al X- XI secolo. Nella raffigurazione si distinguono due santi dipinti senza volto e soltanto in quello del lato est si leggono le iniziali in greco di s. Giovanni Crisostomo; nell’altra figura del lato ovest, non si decifra l’iscrizione che pur sembra esserci. Probabilmente si tratta S. Basilio, S. Gregorio Nazianzeno e S. Giovanni Crisostomo, considerati come i Dottori massimi della Chiesa orientale dell’epoca dei Padri.
Le persone che visitano la Cripta, attraverso la storia raccontata e le pietre secolari intrise di canti e preghiere, percepiscono una bella energia, un raccoglimento, una sensazione emotiva di forte spiritualità.