Cilea Francesco
Francesco Cilea, uno dei più grandi musicisti d’Italia, famoso nel mondo, nacque a Palmi il 23 luglio 1866 dall’avvocato Giuseppe e dalla gentildonna Felicita Grillo.Apprese i primi elementi della musica nella casa dei nonni materni nella città natale e, ancora bambino, ricevette la prima viva emozione per la musica nella Villa Comunale all’ascolto del finale della Norma di Vincenzo Bellini, eseguito dal civico concerto, episodio che determinò la sua vocazione artistica.Studiò a Napoli nel Collegio di Musica San Pietro a Maiella, poi Conservatorio, dove si distinse per la sua diligenza, ricevendo premi e riconoscimenti per i suoi primi lavori (Trio, Suite, Danza, Serenata, Melodia).
Al termine degli studi, come prova conclusiva degli esami, presentò la composizione di Gina, melodramma idillico in tre atti di Enrico Golisciani. L’opera, diretta dall’Autore, rappresentata nel teatro del Conservatorio la sera del 9 febbraio 1889, ottenne successo e gli aprì la strada per ulteriori affermazioni.Infatti, conosciuto il valore del musicista, l’editore Sonzogno gli commissionò la composizione de La Tilda, melodramma in tre atti di Angelo Zanardini, messa in scena al Teatro Pagliano di Firenze il 7 aprile 1892 con repliche in diverse città d’Italia, a Vienna, a Mosca e a Palmi, dove la sera del 26 aprile 1893, l’opera preceduta dalla esecuzione della sinfonia dell’ Alzira di Nicola Antonio Manfroce (Palmi 1791 - Napoli 1813) inaugurò il teatro Comunale intitolato al Manfroce.Erano gli anni in cui il giovanissimo Cilea componeva pure musica da camera e sinfonica, oggi giudicata geniale. E proprio la Sonata per violoncello e pianoforte del 1888 è giudicata “Un lavoro in cui le più avanzate esperienze europee apparivano magistralmente assimilate e in più si preannunciava, più che il mondo di Debussy, quello del maturo Ravel... “(Roman Vlad).A La Tilda seguì il dramma lirico in tre atti di Leopoldo Marenco L ‘Arlesiana rappresentata al Lirico di Milano il 27 novembre 1897, opera che rivelò, nella famosa romanza “Il Lamento di Federico “, il tenore Enrico Caruso.Grande entusiasmo riportò a Milano, sempre al Lirico, il 6 novembre 1902 l’Adriana Lecòuvreur; commedia-dramma in quattro atti di Arturo Colautti e, successivamente, al Teatro alla Scala, diretta da Toscanini, si rappresentò il 15 aprile 1907, l’opera Gloria, tre atti dello stesso Colautti; mentre al Teatro Carlo Felice di Genova, il 6 giugno 1913, si eseguì il Poema Sinfonico, versi di Sem Benelli.Tuttavia, a partire dal 1913, si dedicò alla direzione dei Conservatori di Musica di Palermo prima e San Pietro a Maiella poi, dove lasciò indelebile l’impronta della sua geniale attività.Lasciata la direzione del Conservatorio napoletano, per raggiunti limiti di età, si stabilì a Roma e dopo a Varazze, dove morì il 20 novemhre 1950.Oltre alle opere liriche compose musica vocale e strumentale, sinfonica e da camera. Amò intensamente Palmi, alla quale lasciò i suoi ricordi, le testimonianze di musicista e la sua biblioteca.La sua Salma è custodita nel sacello del Monumento, che Palmi gli ha elevato e nel quale è riportato, testamento di alto valore morale e civico in caratteri di bronzo, il suo ultimo pensiero alla città. natale, scritto in una lettera diretta al Sindaco:
"Vi prego di dire alla nostra diletta Palmitutta la mia filiale riconoscenza e tutto il mio amore. Ditele che essa resterà sempre nel mio cuorecon un attaccamento sempre più vivo e tenace, quanto più il cumulo degli anni affretta il mio distacco dalla vita."