Repaci Leonida

A causa del terremoto che distrusse la sua cittadina d'origine e soprattutto per le misere condizioni della famiglia di cui era l'ultimo di dieci figli si trasferì a Torino dove riuscì ad iscriversi all'università e dopo la parentesi della guerra a laurearsi in giurisprudenza. Esordì come poeta nel 1920 con poemi alla solitudine. Tre anni dopo con L'ultimo Cireneo abbandonò l'avvocatura per dedicarsi interamente alla letteratura. Pubblicò il dramma «La madre incatenata», «La vampa» e qualche altro atto unico.

Nel 1929 nasce il Viareggio di cui Rèpaci insieme con Salsa e Colantuoni è il fondatore; nello stesso periodo inizia la sua opera maggiore «I fratelli Rupe» storia di una famiglia calabrese prima nella sua terra d'origine e poi in Francia ricollegata agli avvenimenti politico-sociali che si susseguono in Italia e nel mondo. Sempre di quegli anni sono i racconti «Cacciadiavoli» e il romanzo «La carne inquieta» nel quale sono già delineati quelli che saranno tra i temi narrativi di Rèpaci: l'amore e il sesso nella conflittualità tra le inquietudini della carne e i richiami morali «Un riccone torna alla terra»; «Il deserto del sesso»; «Il pazzo del casamento»; «Il caso Amari». Ma senza dubbio l'opera più valida resta il ciclo de I fratelli Rupe; «I fratelli Rupe», «Potenza dei fratelli Rupe», «Passione dei fratelli Rupe», «Storia dei fratelli Rupe» che ottenne il premio Bagutta nel 1933; in essa convogliano tutte le componenti della meridionalità di Rèpaci: dall'impari lotta dell'uomo contro la forza della natura all'aperta ribellione contro le ingiustizie sociali al doloroso abbandono della "terra" per cercare altrove la possibilità di vivere.Dell'attività di Rèpaci vanno infine ricordati il volume Compagni di strada e le raccolte «Teatro d'ogni tempo» e «La parola attiva» nonché il suo esordio in pittura avvenuto a Milano nel 1970. 

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