Lacquaniti Luigi

Per gli avvenimenti che si verificarono in Italia e nel mondo il 1901 si può considerare un anno veramente particolare. In quest’anno, a Palmi, l’11 Novembre, nella famiglia di Vincenzo Lacquaniti nacque Luigi. Essendo una famiglia numerosa (sei figli) furono fatti grandi sacrifici per poterla mandare avanti ma la dignità era così grande che nessuno sconforto sfiorò papà Vincenzo dato che fece di tutto per fare crescere i figli con una educazione esemplare e con un caloroso affetto.

Il piccolo Luigi, dopo aver completato le scuole elementari, si iscrisse al locale ginnasio superando il corso con un buon profitto. Subito dopo conseguì il diploma magistrale.

Tra i suoi compagni di scuola ci furono Battaglia, Cardone, Morabito ed altri che di li a qualche anno avrebbero lasciato tracce indelebili nel campo scientifico culturale. Con alcuni di essi, nel 1920, fondò la rivista letteraria quindicinale «Ebe», che fu diretta da Nino Fondacaro, e nella quale scrisse qualche poesia; poesia a cui rimase sempre attaccato tanto da farne sfociare i sentimenti quindici anni dopo con «Luci sul mare» e con «Strade e cieli». Due volumetti pubblicati, rispettivamente, nel 1934 e nel 1939, che esaltano i sentimenti vibranti della sua natura e della sua nobiltà di animo. La passione per la poesia lo accompagnò per quasi un ventennio, fino agli anni quaranta, dato che poi i suoi interessi principali si spostarono su altre discipline come la geografia e le scienze in genere, che approfondì sempre di più diventandone non solo grande studioso ma anche uno scrupoloso ricercatore. Fu per questo che percorse in lungo ed in largo la sua regione dato che, come era solito affermare, “la geografia si studia con i piedi, non con la testa: la conoscenza diretta dei luoghi era infatti la prima e vera fonte di conoscenza (1) Nonostante questo primario interesse, il suo sentimento poetico, che temprava il suo spirito, covava continuamente nel suo cuore anche se cercava di tenerlo nascosto. Il Naccari, che gli fu amico per tanti anni, fece osservare che quando si discuteva delle sue poesie egli “ne parlava con una certa ritrosia”.

Cercò, comunque, di accantonare questa sua attrattiva per dare maggiore spazio agli studi scientifici incominciando a scrivere articoli sui bradisismi calabresi e sulle bellezze naturali della Calabria, malgrado poté cogliere le prime significative affermazioni dopo il 1940 con la pubblicazione degli stessi su importanti periodici come «Rivista geografica italiana», «Bollettino della società geografica», «L’Universo,>, ecc. Nel 1935, con l’inizio della campagna di guerra nell’Africa orientale, partì militare e vi rimase fino al 1938.

Iscrittosi poi alla facoltà di magistero dell’università di Messina, non più giovane e sposato con figli, conseguì la laurea in lettere che gli consentì l’insegnamento nelle scuole secondarie.

A guerra ultimata, nel 1945, fu chiamato a coprire il posto di assistente straordinario di geografia presso l’istituto universitario orientale di Napoli che mantenne fino al 1950.

In precedenza, nel 1941, approfondendo sempre di più gli studi geografici, aveva realizzato una «nota sugli studi sulla conoscenza geografica della Calabria»; studi che continuò anche dopo l’impegno universitario e che furono oggetto di pubblicazioni su importanti riviste, specie su argomenti riguardanti la geografia fisica ed antropica della Calabria.

Tre anni dopo, a seguito di concorso, fu nominato straordinario di storia e geografia presso l’istituto nautico di Riposto, in provincia di Catania, rimanendovi soltanto un anno perché poi fu trasferito a Messina dove rimase fino al 30 Settembre 1962, fino a quando, cioè, non ritornò a Palmi all’istituto commerciale, prima come insegnante e poi come preside. Incarico che detenne fino al raggiungimento dell’età per essere collocato a riposo.

Lungo il corso di questi anni, alcuni trascorsi lontano dalla propria famiglia e dalla propria città a cui era tanto legato, continuò a scrivere articoli di geografia ma non mancò di interessarsi di folklore, di letteratura e di storia, oltre che dei problemi demografici e turistici dcl territorio calabro. Fu tra i fondatori del museo di etnografia e folklore, vanto ed onore della città di Palmi.

Nell’anno accademico 1955/56 fu incaricato per l’insegnamento di geografia economica presso l’università di Messina, conseguendo la libera docenza nel 1959. Qui rimase fino all’anno accademico 1972/73, presiedendo, contemporaneamente e per il tempo dovuto, l’istituto commerciale di Palmi.

Nel 1979 pubblicò «Calabria natura e storia» in cui vennero descritti, in undici agili saggi, le sub regioni umane nelle quali è divisibìle la Calabria mettendo in evidenza, in ognuna di esse, la personalità e gli aspetti geografici. Un’opera con cui la sua figura di intellettuale ‘seppe coniugare cultura umanistica e cultura scientifica in una sintesi originale” (2).

Sposato con Elena Seminara, ebbe quattro figli. Si spense nella sua città che tanto amava il 31 Maggio del 1982.

Con la vasta pubblicazione di articoli e saggi e con le numerose recensioni su qualificati e specializzati testi, contribuì in modo determinante per la conoscenza di aspetti geografici ed economici della sua Calabria, tanto che il suo capoluogo, in segno di gratitudine e di riconoscenza, gli intestò una strada.

Tracciando un suo profilo Salerno lo defìnì poeta, narratore, geografo, operatore culturale, docente, meridionalista lungimirante”(3), dato che alla vasta produzione ed al suo prezioso impegno per la geografia aggiunse quello per la letteratura senza mai venir meno a quello civile “manifestato nell ‘espletamento del suo magistero educativo ma anche in altri settori della vita sociale”(4)

La parte più significativa e attuale della produzione scientifica fu raccolta in un volume che la sezione calabrese dell’associazione italiana insegnanti di geografia, cui ne fu presidente, pubblicò nel 1989 col titolo «Scritti geografici». Introdotta dal prof Pipino l’opera fu dettagliatamente illustrata secondo il periodo storico di riferimento:1941-1976.

Scrisse pure su alcuni aspetti della sua città. Importante è il volumetto sulla “Varia”, pubblicato nel 1957, che tratta delle origini e del significato di una caratteristica e folkloristiea festa religiosa.

Alla sua giovanile passione poetica ritornò negli ultimi anni allorquando, con l’introduzione di Cardone, fu pubblicato «Amico», un volumetto contenente il meglio di «Luci sul mare» e «Strade e cieli».

Giuseppe Naccari, che apprezzò moltissimo la sua vasta cultura, riconobbe in Lacquaniti meriti elevati di poeta (forse poco noto sotto questo aspetto) e ne rese ampia testimonianza in un pregevole articolo sulla rivista ‘Banca Popolare Cooperativa di Palmi’, edita nel 1994.

Giuseppe Polimeni, direttore della rivista ‘Calabria Sconosciuta’, che fu suo allievo e nutri per lui una vera e propria venerazione, lo defini “poeta sensibile e finissimo”.

Tratto da UOMINI DA RICORDARE Bruno Zappone giugno 2000 Ed. AGE  

   1. Giuseppe Polimeni, in ‘Calabria Sconosciuta’, n.75, Luglio-Settembre 1997, pag.
   2. Santino Salerno, in ‘Calabria’, n. 36, Giugno 1997, pag. 52.
   3. Ibidem.
   4. Ibidem, pag. 53
 

 

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