Antonio Basile

Antonino Basile (Palmi, 12 aprile 1908 – Palmi, 9 febbraio 1973) è stato un demologo, storico, etnografo e scrittore italiano.
La sua attività orientata su due direzioni, quella storica e quella demologica, è costellata da una serie di pubblicazioni di notevole interesse che la morte non gli consentì di raccogliere e coordinare per ciascun ramo, in corpose pubblicazioni.
Grazie ai suoi molteplici meriti culturali riconosciuti anche fuori dall'Italia, nel 1957 il professore Basile fu nominato dal Presidente della Repubblica socio effettivo della Deputazione di storia patria per la Calabria e Lucania; nello stesso anno fu premiato anche con la medaglia di bronzo quale benemerito della scuola, della cultura e dell'arte.
Nasce il 12-4-1908 da Giacomo e Concetta La Capria primogenito di quattro figli. Dimostra fin da piccolo una particolare propensione allo studio ed un sensibile spirito di osservazione e di organizzazione dei contenuti come lo provano i successi, in crescendo, della sua vita scolastica.
Infatti nel 1923 si diploma al ginnasio di Palmi con brillante votazione, due anni dopo consegue il diploma di abilitazione magistrale, supera, subito dopo, la prova selettiva per l’ammissione al magistero con connessa borsa di studio e quattro anni dopo consegue il diploma in filosofia e pedagogia, discutendo brillantemente una incisiva tesi sul pensiero religioso del Mazzini.
Il 19 Luglio 1949 consegue la laurea in materie letterarie presso la facoltà di Magistero dell’Università di Messina con la tesi «La città di Tauriana nei Bruttii», ottenendo la votazione di 110/110 e la lode accademica.
Nel 1936, vince il concorso a cattedre per lettere Italiane e storia e viene destinato all’Istituto Magistrale «Bisazza» di Messina dove, operoso per sei anni, si distingue per sapere e sensibilità didattica. Nel 1942, su domanda, viene trasferito all’Istituto Magistrale «T. Gulli» di Reggio Calabria. Nell’ottobre del 1950, sempre su domanda, si fa trasferire all’I.T.C. «L. Serra» di Napoli per il desiderio di usufruire della ricca biblioteca nazionale per alimentare con ricerche storiche e d’archivio i suoi prediletti studi. La morte del padre, lo induce a rientrare a Palmi e sempre su domanda, viene assegnato all’Istituto Tecnico Agrario della sua cittadina, dove fra l’altro acquisisce esperienza in qualità di preside incaricato e sarà, infatti, preziosa, perché vincerà il concorso a Preside di ruolo con assegnazione in prova all’Istituto Magistrale "De Nobili" di Catanzaro. Due anni dopo, sempre su domanda assume la presidenza dell’Istituto Magistrale «Corrado Alvaro» della sua Palmi che tiene fino al 1972, anno in cui viene collocato a riposo.
Negli ultimi anni continuò a lottare e a scrivere. Rimangono i suoi molteplici saggi attraverso i quali si può definire almeno la traccia sulla quale si possono innestare quanti, con nuovi strumenti, vorranno inoltrarsi in questi affascinanti studi.
Si spegne a Palmi il 9 febbraio del 1973.
Le umili origini, il fervore sociale, il clima culturale alimentato da uomini come D. A. Cardone, A. Lo Vecchio, F. Battaglia, L. Lacquaniti, N. Fondacaro, L. Repaci ed altri, l’educazione storica di Nino Cortese al Magistero di Messina, l’attenzione verso le metodologie di V. Padula e G. Pepe, la salda guida accademica di Resta, Calonghi, Cortese e Renda e infine la partecipazione attiva ai fermenti politici del suo tempo, sono le straordinarie basi su cui poggia la formazione storico-culturale e umana di Antonino Basile.
Dominato da un'ansia conoscitiva, per altro sorretta da acuta sensibilità, verso un mondo misterioso e imprevedibile, volle ricercare puntigliosamente modelli, strumenti e metodologie che studiava, verificava e confrontava in maniera da poter definire linee di sicure corrispondenze. Esaminò la metodologia della ricerca di M. Barbi, adoperandone le tecniche e concorrendo agli aggiustamenti e adeguamenti di queste, ai canti popolari calabri che aveva raccolti amorosamente delineando origini, aree di diffusione, ipotesi, varianti e tipologie da quelli moraleggianti a quelli funebri.
Il demologo Basile si era reso conto che la regione, (che si era mantenuta fedele a se stessa per cui antico, mito, religiosità, feste, passato e presente, confluivano nella definizione di una identità individuale e collettiva), andava, purtroppo, perdendo tutti questi valori e che occorreva, subito, fermarli, conquistarli, trattenerli, descriverli e soprattutto spiegarli. Accentuò i contatti col maestro Raffaele Corso, studiò attentamente rapporti con la realtà esaminando prospettive, ridimensionando proporzioni e miti, seguendo gli studi di Arnold Van Gennep, valutando le esperienze che andava accumulando Ernesto De Martino, per riuscire a spiegarsi, soprattutto i condizionamenti psicologici individuali e collettivi che determinano i comportamenti. Accetta inoltre e condivide la metodologia d’indagine del Patsel ed il rapporto di primitivismo dei bassi strati del popolo, sostenuti dallo Schimdt. Non trascura, poi, esaminando l’aspetto della «Appartenenza» del Frazer e del Bruhl, di applicarlo ai riti (che circondavano la nascita, il battesimo e il comparatico oltre alla emblematica «rottura del bicchiere») attraverso il principio della magia irradiante come contagio, anche a distanza. L’ampiezza dei suoi studi è enorme e, per l’affinità calabra con molte tradizioni siciliane, specie nell’ambito del culto popolare dei santi, lo inducono a sondare gli scritti del Giuseppe Pitrè e del Salomone Marino che, compendiati con quelli del D’Orsa, gli permettono di elaborare una convincente teoria in merito alla sopravvivenza di culti pagani nella religione cristiana.
Tutti gli studi che abbracciano, il panorama europeo di questa nuova scienza, sono il chiaro sintomo che Antonino Basile non si fossilizza negli schemi limitati dell’erudito locale, ma si sintonizza con quelli più significativi che utilizza attraverso una intelligente interdisciplinarità con altre scienze e soprattutto sperimenta direttamente, vagliando, confrontando una quantità enorme di materiale appassionatamente selezionato in ogni angolo della Calabria. La complessità di tali studi incisivamente assimilati, la partecipazione calda alla metodica perseguita, il suo spirito laico ininfluenzabile e la conoscenza che lo poneva quasi all’interno del suo mondo oggetto di analisi, definirono uno studioso attento sul filo di una concezione dinamica che gli permetteva di non perdere di vista le sfaccettature di ogni problema.
Il lungo lavoro preparatorio, una raccolta di storie, di oralità fedelmente registrate, un mucchio di oggetti con disamina del loro excursus, il tutto salvato da una sempre più remota e fioca memoria, balzano improvvisamente alla luce assieme al nostro autore quando, nell’undici Settembre del 1955 nasce in Palmi il museo di etnografia e di folklore calabrese. Presentato con un memorabile discorso dal grande etnologo calabrese Raffaele Corso, il ricco museo espressione della civiltà contadina e pastorale della Calabria, divenne per Basile, che ne aveva curato assieme a N. de Rosa l’allestimento, un punto di riferimento soprattutto per avviare un’autonoma pubblicazione «Folklore della Calabria» che per otto anni (dal 1956 al 1963) raccolse scritti di studiosi di fama come lo stesso Corso, L. Lacquaniti, L. Lombardi Satriani, G. Chiapparo, G. Pignataro ed altri. Nata come filiazione della nota pubblicazione «Folklore italiano» diretta, come sappiamo, dal prof. Corso, ne condivise un prezioso forziere del nostro patrimonio di cultura popolare a disposizione di studiosi e appassionati.
La biografia qui riportata è quella ufficiale voluta dallo stesso professore.

 

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